Storia e Colonizzazione

Nel 1460 il navigatore Diogo Gomes prese possesso dell’arcipelago in nome del Portogallo, cui fu definitivamente assegnato nel 1495 in seguito al trattato di Tordesillas. Porto di collegamento primario nel commercio degli schiavi verso il Brasile, Capo Verde raggiunse una discreta prosperità economica nel XVI e XVII secolo tanto da attirare pirati e conquistatori stranieri (inglesi, olandesi e francesi). L’abolizione definitiva della tratta degli schiavi nel 1866, il distacco dalla Guinea-Bissau (1879) e i nefasti effetti di lunghi periodi di siccità portarono a una rapida decadenza delle isole e a un’emigrazione di massa verso gli Stati Uniti e le altre colonie portoghesi.
La colonizzazione

Grazie al loro elevato grado di istruzione, i capoverdiani ebbero un ruolo importante sia nell’amministrazione delle altre colonie portoghesi in Africa, sia nelle lotte indipendentiste e anticolonialiste che vi si svilupparono. Nell’esilio nacque il nazionalismo capoverdiano, che ebbe tra i suoi padri fondatori l’uomo politico e poeta Eugénio Tavares (1867-1930). Le istanze autonomiste naufragarono tuttavia di fronte alla ulteriore crisi provocata dalla siccità agli inizi del Novecento e poi dall’ascesa al potere dei militari (1926) e dal successivo insediamento della dittatura di António de Oliveira Salazar (1933) in Portogallo.
Amilcar Lopes Cabral
Non è stato soltanto il principale artefice dell’indipendenza della Guìnea-Bissau e delle isole di Capo Verde, ma anche uno dei più importanti ideologi e politici dell’intero processo di decolonizzazione, che ha toccato nel XX secolo il continente africano. Nacque nel 1924 da genitori capoverdini in Guinea, all’epoca nota come Guinea portoghese; studiò quindi a Lisbona, per ritornare in patria nel 1952. È durante questi anni che maturò il suo dissenso nei confronti del regime coloniale che opprimeva il suo popolo.
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